Alla fine Report ha avuto la copertura legale, anche se la Gabanelli lamenta il fatto che è stata asicurato solo per questa stagione, poi si vedrà.
Ad ogni modo nel frattempo sono venute fuori un paio di cosine assai utili per meglio focalizzare questa discussione:
1) La copertura legale NON c'è sempre stata per Report, anzi è cosa assai recente (2007)
2) Il problema principale non era lecchinaggio o disprezzo berlusconiano per la libertà di stampa, quanto il fatto che nessuna assicurazione europea ha voluto accollarsi il rischio di pagare le spese legali della trasmissione.
3) Le cause di Report non sono 3 o 4 e tutte vinte come era stato scritto all'inizio di questa discussione ma... «Le cause pendenti sulla mia testa sono una trentina, più quattro denunce penali di esponenti politici»
Giusto una settimana fa è arrivata la condanna in primo grado (quindi non definitiva e ribaltabile, come pure quella di Mills e la penale per la Fininvest) per lo "scandalo degli informatori medico scientifici".
4) Effettivamente sbagliavamo (io ed altri) a parlare di Berlusconi, in quanto le cause sono state fatte:
- metà dal PD (quello che è sceso in piazza contro B. che fa causa all'Unità ed a Repubblica)
- una dalla Lega
- una dalla ex AN
- le altre non dovrebbero essere riconducibili alla politica
- ZERO da Berlusconi e soci.
5) Le assicurazioni non hanno voluto farlo perchè le cause di Report costano assai. Italia Oggi ha calcolato i costi: «La Gabanelli è una cliente troppo rischiosa, non è assicurabile. Se per una causa legata a un reato a mezzo stampa, tipicamente la diffamazione, si può stimare una spesa legale di sei o settemila euro all'anno e una durata media di tre anni, è presto raggiunta la ragguardevole cifra totale di 600mila euro»
6) Ognuno ha i propri scheletri nell'armadio. Vi allego un estratto dell'intervista a Paolo Barnard, cofondatore di Report, da parte del Giornale:
di Massimo Malpica
Roma
Finito in tribunale per una causa civile nata da un servizio di Report nel 2001, Paolo Barnard sembra una bandiera della battaglia per la tutela legale che Milena Gabanelli ha combattuto a mezzo stampa nell'ultimo periodo. Ma non è così. Barnard, cofondatore di Report, accusa la conduttrice di averlo abbandonato. «Nel 2001 - attacca - un mio servizio sul comparaggio farmaceutico va in onda dopo il vaglio dell'avvocato Pierluigi Lax dell'ufficio legale della Rai.
Viene pure replicato. Nel 2004 avevo lasciato Report da qualche mese, e io, la Gabanelli e la Rai veniamo citati in giudizio per una causa civile».
E che cosa succede?
«Mi viene negata la copertura legale, e la Rai mi spedisce pure un atto di costituzione in mora, avvertendomi
che in caso di condanna l'azienda intende rivalersi su di me. Io, naturalmente, chiedo alla Gabanelli di prendere
posizione».
L'ha fatto?
«No. Nessuna protesta formale e pubblica da parte sua. Mi disse che la lettera era un atto dovuto e sarebbe
morta lì, ma invece...».
Invece?
«Non solo quell'atto è ancora valido, ma quando arriva la prima sentenza, scopro che la parte convenuta,
Rai e Gabanelli, aveva dettato la sua linea difensiva scaricando tutto su di me.
Cito dagli atti: "Per tutto quanto argomentato la Rai e Milena Gabanelli chiedono che l'Illustrissimo Tribunale adìto voglia (...) porre a carico di Paolo Barnard ogni conseguenza risarcitoria".
Capito?».
Il cerino le è restato in mano.
«Esatto. La cosa che mi fa schifo è che lei si è sdraiata ai piedi dei dirigenti della "Rai di regime", dove da anni
è in prima serata anche con Berlusconi al governo, e in pubblico si vende come paladina della libertà e del coraggio, quando avrebbe dovuto spendersi per difendere i giornalisti abbandonati dagli editori.
In privato ha preferito non mettersi in gioco. Ha ingannato me, ma anche il suo pubblico adorante. Se fai il paladino, ma poi
tradisci i principi morali e di libertà dell'informazione, sei come le parrocchie che dici di combattere».
In questi anni vi siete sentiti?
«Ci siamo scambiati accuse sul forum del sito web di Report, dove - a proposito di censura - ha cancellato decine di messaggi che chiedevano spiegazioni sulla mia vicenda, bannando anche gli utenti dal forum. Ha anche scritto di avermi mandato un atto col quale si impegna a pagare di tasca sua in caso di condanna, che c'è stata pochi giorni fa».
Ah, però.
«Ma la lettera non esiste. E se esistesse, sarebbe un vergognoso escamotage:
da una parte non combatte per la libera informazione contro i suoi padroni, dall'altra mi lascia massacrare
col suo benestare, e paga i danni per salvarsi la faccia. Un anno fa diceva che il rischio della censura
legale "non è colpa della Rai ma del sistema giudiziario".
Ora sostiene invece che" è dovere del servizio pubblico esercitare il giornalismo d'inchiesta assumendosene rischi e responsabilità".
Ipocrisia ai massimi livelli.
Lei, intanto, dal 2007, dopo il mio caso, ha ottenuto la copertura legale per i suoi.
Ma la battaglia per la libera informazione andava fatta per tutti».
Ma in Italia c'è un regime?
«No. C'è sicuramente una parte politica che tenta di imbrigliare l'informazione, ma il regime è quello degli
italiani che non scelgono la buona informazione, e che hanno mollato la sinistra.
E las inistra, non sapendo come giustificare il proprio sfacelo, dà la colpa a Berlusconi.
Io sono antiberlusconiano di lungo corso, ma non sono un falsario:
se Berlusconi è la mafia, allora io ieri ho visto la camorra scendere in piazza contro la mafia.
È ridicolo che la Fnsi organizzi una manifestazione simile quando non ha mosso un dito sulla vicenda della censura
legale.
O Travaglio che nel 2006 disse "chi non ha il guinzaglio in tv in questo momento non lavora", e oggi lo vedi da tutte le parti».
Se leggi, sono a metano...