In giro per le strade ci sono quasi unicamente giovani a festeggiare il capodanno e il tasso alcolico è decisamente elevato. Al risveglio, sotto l’albero di Natale, i bambini troveranno i doni che regaleranno il primo sorriso del 2015. La nostra giornata di inizio anno trascorre riposando, facendo visita agli amici e coordinando i numerosi impegni del giorno successivo, quando faremo visita a tutte le strutture sociali attive da parte delle comunità religiose locali.
Una premessa è d’obbligo, dopo anni dove lo stato sovietico incoraggiava l’ateismo, la libertà religiosa è arrivata in modo improvviso e con conseguenze curiose. Proselitismo da parte di molte nuove confessioni hanno riempito di chiese tutta l’Ucraina. Essenzialmente gli ucraini sono ortodossi, ma divisi in due patriarcati separati: quello di Kiev e quello di Mosca. Inutile specificare che chi si sente ucraino tende a frequentare le chiese fedeli a Kiev e chi si sente russo le altre. Ci sono cattolici vista la vicinanza con la Polonia e ci sono gli organizzatissimi evangelici. Abbiamo scelto di collaborare con la chiesa evangelica per due motivi; il primo per non infilarsi nel ginepraio delle due chiese ortodosse, il secondo per l’assenza a Novovolynsk di strutture cattoliche. Come abbiamo già detto i centri evangelici sono aperti anche ai credenti delle altre confessioni e i rapporti con le due chiese ortodosse sono buoni visto che i pastori di questo culto evitano di schierarsi sulla crisi ucraina.
Accompagnati da Igor e dal terzo sacerdote di nome Vladimir (davvero curioso che i tre pastori si chiamino tutti così!) passiamo la giornata a fare visita a tutte le strutture presenti in città e nelle vicinanze.
Si comincia dal centro di riabilitazione motoria: ubicato nel secondo piano dell’ospedale pubblico della città, questo centro esiste dal 2003. Lo Stato ha concesso lo spazio, ma non mette a disposizione neppure una grivnia, la moneta locale. Il centro è diurno, ci lavorano persone quasi volontarie visto che lo stipendio è di poco più di 30 euro mensili. Prelevano coloro che devono fare riabilitazioni di ogni genere alla mattina, si occupano delle visite e delle attività fisiche, mangiano assieme, riposano e naturalmente pregano. I macchinari sono spesso obsoleti, timidamente la responsabile del centro ci chiede se le possiamo trovare una cyclette di seconda mano. Ci viene naturale pensare quante ne vengono gettate via nelle discariche o inceneritori italiani.
Le comunità per alcolizzati e tossicodipendenti: fuori città e lontano dalle tentazioni ci sono sette casette in campagna destinate a questa diffusa categoria di persone. Visitiamo una izba, a circa 10 chilometri dal centro cittadino. Vivono nella struttura due operatori e 5 ospiti dalla faccia decisamente sofferente. Non c’è neppure l’energia elettrica, solo una batteria da automobile permette il minimo funzionamento delle lampadine. Una bella stufa in ghisa sostituisce il riscaldamento. Gli ospiti allevano animali, coltivano l’orto, tagliano la legna, si preparano i pasti, leggono testi sacri e naturalmente pregano. Dopo sei mesi di isolamento vengono riportati in città per vedere se il percorso rieducativo ha funzionato. I risultati negativi sono alti, i più fortunati riescono a reinserirsi, chi non riesce, se vuole, torna nella casetta in campagna.
Il centro diurno per bambini: e’ più di un dopo scuola, visto che molti bambini con difficoltà familiare si rifugiano qui per passare qualche ora serena lontano dalla famiglia. Molte situazioni vedono un genitore o entrambi fortemente alcolisti con le conseguenze che molte frustrazioni vengono scaricate sui loro piccoli. Il centro sta cercando di trasformarsi in un luogo aperto 24 ore che possa essere rifugio per questi bambini. Alcuni degli ospiti sono orfani che grazie a qualche parente più o meno prossimo non sono finiti in un orfanotrofio. Si passa le giornate studiando, imparando a cucire, cucinare, giocare e naturalmente pregare.
La casa famiglia di una giovane coppia: Sasha e Tania hanno meno di trenta anni e quattro figli. Con loro vive anche una diciottenne che si è allontanata volontariamente da casa. Stanno finendo di costruire la loro abitazione con l’aiuto della chiesa. La casa ospiterà almeno dieci bambini orfani che verranno affidati a questa struttura. L’obiettivo è quello di creare una casa famiglia dove i due giovani sposini, con l’aiuto di qualche volontario, cresceranno assieme sia i propri figli che quelli che gli verranno dati in affidamento. La casa è davvero bella e Sasha ci tiene a raccontare che tutto il lavoro di costruzione è passato attraverso le sue mani. Ormai due piani su tre sono completati e con l’aiuto di varie donazioni anche l’arredo delle camerette è pronto. Dovrebbe essere imminente l’arrivo dei primi ospiti che si aggiungeranno ai figli naturali della coppia. L’attività in questa struttura sarà quella di vivere come una grande famiglia allargata dove la normalità della vita e la riscoperta degli affetti dovranno essere, assieme alla preghiera, protagonisti.
Quello che emerge da queste giornate è una cosa che avevamo ben compreso anche l’anno passato in Russia. Dopo la caduta dell’Urss lo stato sociale non esiste più. Se dipendesse dal governo russo o ucraino malati, orfani, diversamente abili, portatori di handicap o anziani non in grado di mantenersi economicamente sarebbero abbandonati a loro stessi. Solo le chiese e le varie confessioni spesso ben coordinate tra loro, si occupano del sostegno dei meno fortunati. Ecco perché gli aiuti che vengono portati dalle persone più diverse nel corso del tempo fanno la differenza nella crescita di queste realtà indispensabili.
In ogni occasione di incontro, in tutte le strutture visitate, le parole di ringraziamento e le numerosi benedizioni a noi e per il proseguo del nostro viaggio sono state davvero tante. Speriamo di poter continuare a fare qualcosa per tutte queste persone.
Tutte le tappe del viaggio:
- La partenza da Arezzo
- Sansepolcro-Trnava (985 Km)
- Trnava-Łańcut (582 Km)
- Łańcut -Novovolynsk (224 Km)
- Fine anno a Novovolynsk
- Il 2015 tra guerra e speranza
- Verso Kiev si respira aria di guerra
- Destinazione Chernobyl (parte prima)
- Destinazione Chernobyl (parte seconda)
- Kiev, una capitale in movimento
- Vigilia di Natale Ortodosso
- Transnistria, lo stato che non c'è
- Chisinau-Sebes (630 Km)
- Sebes-Budapest (512 Km)
- Budapest- Erding (651 Km)
- Dopo 5646 km finalmente in Italia
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