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Al via il primo impianto per la produzione di bioetanolo "no food" di 2a generazione


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Nicola Ventura

Nicola Ventura

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<div style="text-align: justify;"><img style="margin: 5px; float: left;" alt="E85" src="images/stories/redazione/generiche/Ecocarburanti/E85.jpg" height="75" width="100" />Il Gruppo Mossi&Ghisolfi – leader mondiale nella produzione di PET – ha celebrato il 12 Aprile la posa della prima pietra dell’impianto IBP (Italian Bio Products), che a partire dal 2012 produrrà, primo nel mondo, bioetanolo di seconda generazione.
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<p style="text-align: justify;">Prende così l’avvio la fase di scale-up industriale, che tradurrà sul piano della produzione l’innovativa tecnologia PRO.E.SA.TM, messa a punto nei laboratori di Chemtex – società di ingegneria del Gruppo Mossi&Ghisolfi – grazie ad un progetto di ricerca durato 5 anni e costato 120 milioni di euro.</p>
<p style="text-align: justify;">La bioraffineria di Crescentino avrà una capacità produttiva di 40.000 tonnellate annue di bioetanolo, realizzato a partire da biomasse ligno-cellulosiche disponibili in filiera locale (nel raggio di 40 km) e non destinate al consumo alimentare.</p>
<p style="text-align: justify;">“L’avvio dei lavori per la costruzione dell’impianto rappresenta per noi un importante traguardo e, allo stesso tempo, un nuovo inizio: si concretizza un progetto in cui abbiamo fortemente creduto e che consegna al nostro Gruppo e al Paese la leadership tecnologica nel settore dei biocarburanti di nuova generazione e della biochimica” – sottolinea il Cavaliere del Lavoro Vittorio Ghisolfi, Presidente del Gruppo Mossi&Ghisolfi – “Il nostro impegno sul fronte della ricerca, però, non si conclude qui. La prossima sfida che ci attende è l’individuazione di nuove, innovative applicazioni della tecnologia PRO.E.SA.TM nel campo della chimica verde”.</p>
<p style="text-align: justify;">Nello sviluppo del progetto e della tecnologia, M&G ha potuto contare sul contributo di partner di assoluto rilievo, tra cui ENEA, Politecnico di Torino, Regione Piemonte e Novozymes, società danese leader nel settore della bioenergia e nella fornitura di enzimi per la produzione di bioetanolo di I e II generazione.</p>
<p style="text-align: justify;">L’impianto avrà un impatto sull’ambiente estremamente contenuto, grazie alle caratteristiche della biomassa selezionata per la produzione: la Arundo Donax – la comune canna di fosso – assicura, infatti, una significativa capacità di sequestro di CO2 e cresce su terreni marginali, con basso consumo di acqua, fertilizzanti e territorio (grazie all’elevata resa per ettaro). Inoltre, la parte non utilizzabile della materia prima vegetale – la lignina – sarà riutilizzata come combustibile per gli impianti di generazione elettrica: in questo modo, l’impianto funzionerà in totale autonomia energetica. L’impatto ambientale ed ecologico dell’impianto è stato attentamente valutato, allo scopo di massimizzarne le performance di sostenibilità. L’intero progetto di realizzazione dello stabilimento è stato volontariamente sottoposto ad un iter di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), curato nei diversi passaggi dalla società partner Ai Engineering.</p>
<p style="text-align: justify;">L’impianto sarà un’importante leva di sviluppo per il tessuto economico locale, su cui sorgerà un’innovativa esperienza di filiera agro-industriale. Partner importante in questo progetto è il settore agricolo, che potrà puntare sulla coltivazione di Arundo Donax – una pianta non infestante – per incrementare la redditività dei terreni marginali e improduttivi.</p>
<p style="text-align: justify;">Secondo le direttive dell’Unione Europea, entro il 2020, almeno il 10% dei combustibili per autotrazione dovrà provenire da fonti rinnovabili. Questa disposizione crea di fatto un mercato, che, nella sola Italia, si traduce in una domanda stimata pari a non meno di 1,5 milioni di tonnellate di bioetanolo. La tecnologia Mossi&Ghisolfi è già in grado di soddisfare questa esigenza: sarebbe sufficiente coltivare con Arundo Donax il solo 3% dei terreni abbandonati in Italia per centrare il traguardo del 2020.</p>
<p style="text-align: justify;">Sotto il profilo della competitività di prezzo, inoltre, il bioetanolo di II generazione risulta più economico della benzina, con prezzi medi del greggio tra i 60 e i 70 dollari al barile.</p>
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