La complessa e simbolica narrazione rese The Wall molto più che un album: sin dai primi ascolti si caratterizzò anche e soprattutto come un'opera destinata a essere 'vista' oltre che ascoltata. Da qui il film Pink Floyd-The Wall (1982), diretto da Alan Parker e interpretato da un allora semisconosciuto Bob Geldof, nella parte di Pink. Ma anche e soprattutto un concerto spettacolare (con tanto di muro che veniva edificato e poi crollava), che i Floyd fecero in poche, selezionate città: New York, Los Angeles, Londra e Dortmund. Quei concerti finirono nel doppio live Is There Anybody Out There?: The Wall Live 1980-1981. The Wall - Live in Berlin, fu invece una performance dal vivo del disco fatta da Waters e da numerose altre rockstar a Berlino il 21 luglio 1990, per ricordare la caduta del muro, quello vero tra est e ovest, otto mesi prima.
A trent'anni di distanza, forse la cifra sonora di The Wall non è più così moderna, ma i messaggi sull'alienazione dell'uomo contemporaneo, e l'inquietudine a tratti angosciosa che lo permea mantengono la loro forza. A prescindere dalle opinioni, The Wall è tra i pochi dischi che possano considerarsi "opera rock", affreschi complessi di un mondo musicale scomparso per sempre. Per questo, trent'anni dopo, si può tranquillamente accomodare nel pantheon dei classici, in compagnia di ben pochi altri dischi, come Tommy degli Who e The lamb lies down on Broadway dei Genesis.
Fonte: Ansa.it
Trent'anni e non sentirli... per un immortale monumento musicale!