Come promesso, seppur in notevole ritardo, rispolvero questo topic per analizzare quel che è stato detto nella puntata di Report del primo novembre.
Parto dall'unica cosa corretta: i nomi di molti comparti di fondi pensione, sia di categoria detti volgarmente "dei sindacati", sia dei FIP di banche ed assicurazioni, possono essere fuorvianti. In particolare molte linee miste (che contengono sia prodotti obbligazionari che azionari, seppure in ridotte percentuali) hanno nomi che evocano uniformità di rendimenti tipo "linea tranquilla" o "moderazione" ecc.
Bene, veniamo al resto.
Anzitutto una premessa, (sulla quale abbiamo discusso parecchio in questo topic):
- la situazione pensionistica è disastrosa. Lo dicono tutti i governi e tutte le istituzioni (soprattutto quelle sovranazionali)
- per salvare i conti pubblici governi di destra e di sinistra hanno apportato delle profonde modifiche soprattutto per quanto riguarda i più giovani:
chi oggi inizia a lavorare andrà in pensione con un terzo dell'ultimo stipendio.
Già da qui emerge il
primo errore di Report (che me lo fa scadere parecchio rispetto alla nomea di cui gode): parlare di fondi pensione senza prima analizzare la situazione è come disquisire su cappotti e costumi da bagno senza essersi accertati della temperatura esterna.
In particolare ad un certo punto chi ha realizzato il servizio si chiede sgomento quanta poca pensione integrativa prenderà il poveretto che è andato in pensione nel 2008 con la borsa in ribasso del 30 e passa per cento.
Altro grave errore: la riforma del TFR e le agevolazioni fiscali a favore dei fondi pensione non sono fatte per chi sta per andare in pensione (e che con 4-5.000 euro accantonati non può certo sperare in una pensione integrativa). Sono fatte per aiutare i giovani a coprire lo spaventoso gap pensionistico che li colpirà fra 20 o 30 anni!
Il quasi pensionato che decide comunque di aderire ai fondi (lo può fare) riceve meno incentivi fiscali (ma comunque interessanti) ed ha comunque a disposizione dei comparti di breve termine, immuni dalla volatilità dei mercati.
Bene, eliminati gli equivoci, e posto che stiamo parlando di persone che hanno BISOGNO di una rendita integrativa, e che hanno di fronte a loro 15-20-30 anni di lavoro, stabiliamo un altro punto fisso:
fondi, il TFR, il materasso, il vincitore sarà alla FINE, quel che sarà accaduto prima non conterà nulla.
Quindi l'unica cosa che si può fare è ragionare sugli elementi che possono premiare una scelta anzichè un' altra.
Ok, a questo punto possiamo davvero passare a parlare di 'ste famigerate azioni, che Report ha più volte paragonato alle "mani al tavolo da gioco, un paio di giri e si rischia di perdere tutto".
Ragionamenti da bar sport, ma si vede che il giornalismo d'inchiesta è pure questo.
Allora, partiamo dal presupposto che nulla si crea e nulla si distrugge.
Se ho 100 lire e le voglio far fruttare, i casi sono due:
- o le presto a qualcuno in cambio di un interesse (conti correnti, obbligazioni, titoli di stato, il TFR stesso che è un prestito al proprio datore di lavoro)
- o le utilizzo come capitale d' impresa (il negoziante compra merce da rivendere, l' industriale compra energia, materie prime ed ore di lavoro per trarne un prodotto finito). Queste sono le azioni: divento socio del negoziante o dell' industriale e partecipo agli utili della sua azienda.
NON CI SONO ALTERNATIVE, lo scrivo in grande perchè bisogna togliersi dalla testa le illusioni.
Come avevo già scritto su questa discussione, in entrambi i casi posso perdere i soldi a causa di un fallimento: se li ho prestati a chi fallisce oppure se sono socio di un' azienda che fallisce.
La sicurezza assoluta non esiste.
Report e Scienza analizzano compiaciuti i cali di borsa degli ultimi due anni, traendone che il TFR (quindi prestare i soldi al proprio datore di lavoro) è infinitamente meglio.
Facciamo finta che sia vero: stiamo dicendo che il rendimento percentuale dei debiti dell' azienda per cui lavoriamo (il TFR è un debito) è superiore a quello dell' attività aziendale.
Se così fosse (cioè come sostiene Report se fosse un dato generalizzato, confermato e ripetibile) il titolare dell' azienda starebbe spendendo più di quel che guadagna. Anche un bambino capirebbe che un' azienda in queste condizioni non potrebbe che fallire, con buona pace sia dei soci azionisti, sia dei creditori, obbligazionisti e tieffeerristi dipendenti.
E visto che Report & Scienza non parlano di una singola azienda, ma dell' intero mercato, l' unica cosa da fare è dedicarsi alla cura dell' orto, che fra poco saranno fallite tutte le aziende del mondo.
Dove sta quindi l' inghippo? Sta nel tempo: un' azienda per brevi periodi può non guadagnare e lavorare in perdita. Le azioni nel breve periodo, possono scendere, amplificate dall' emotività dei mercati.
Nel lungo termine (e di lungo stiamo parlando) un fondo azionario ben diversificato (se avevo investito solo in Parmalat ed Alitalia ho voglia ad aspettare) DEVE far molto meglio di TFR, obbligazioni e titoli di Stato, altrimenti vuol dire che si è fermato il mondo (ed in quel caso della pensione non sapremmo cosa farcene).
Beppe Scienza però mette le mani avanti, aggingendo al guazzabuglio l' inflazione.
"Ci sono sequenze spaventosamente negative. Nei 20 anni che vanno da inizio '63 a inizio '83 con le azioni italiane la perdita è stata dell' 81% in potere d' acquisto, coi titoi di stato del 73%"
Una vigliaccata. Non verso i gestori dei fondi, ma verso i poveretti che magari finiranno per credergli.
In quell' unica sequenza scelta col lanternino:
- l' Italia dal punto di vista della borsa in quegli anni era un moscerino: pochissime aziende quotate, mercato accessibile solo a pochi, nulla a che vedere coi fondi pensione diversificati in tutto il mondo.
- l' Italia aveva la Lira, e procedeva a botte di svalutazione per finanziare lo stato ed il debito pubblico, di qui la perdita di valore d' acquisto sia della borsa, sia dei titoli di stato, condizione oggi irripetibile, ma anche se accadesse, il possedere un fondo diversificato farebbe avvantaggiare di quella situazione, perchè inflazione significa svalutazione della moneta, che significa che per comprare un pezzettino della Boeing SpA servono un po' più lirette/euroni, il che significerebbe rendimento nelle tasche dell' azionista.
Se Scienza avesse letto le altre pagine del libricino, avrebbe scoperto che toh, il mercato mondiale (l' indice di borsa mondiale si chiama MSCI World) non solo nel lungo termine è sempre andato benone, ma ha pure sempre battuto la rivalutazione degli immobili, del tfr, dei titoli di stato, delle obbligazioni...
Un' altra furbata Scienza la fatta coi numeri (del resto è matematico) dicendo (ed è vero) che se la borsa perde il 50% (da 100 va a 50) e poi risale del 50% (da 50 va a 75), sono ancora in perdita, per tornare in pareggio avrebbe dovuto fare +100% (da 50 a 100).
Verissimo. Come pure è vero che è quel che è sempre accaduto.
e quindi un matematico privo di intenti manipolatori di fronte al fenomeno avrebbe dovuto entusiasmarsi, ricordandosi del principio del DOLLAR COST AVERAGE (che in teoria pure lui dovrebbe aver insegnato ai suoi allievi)
LINK :
conta molti di più in termini percentuali l\'investimento fatto nel momento giusto (prezzi bassi) di quello fatto nel momento sbagliato (prezzi alti). Basta prendere un pezzo di carta ed una calcolatrice per rendersene conto.
Ergo, Beppe Scienza se fosse onesto (essendo un matematico do per scontato che sappia farsi i calcoli) a Report avrebbe dovuto argomentare quanto l' attuale crisi sia una straordinaria occasione di mettersi a posto col problema pensionistico, perchè quello che viene versato oggi, quando la crisi sarà finita (e tutte le crisi finiscono), varrà il doppio.
Invece dà il "la" alla Gabanelli, che ha concluso il servizio sparando dei dati "a cacchio":
"...
il versamento medio dei lavoratori ai fondi è di 2.000 euro l' anno. Quanto mi rendono in pensione fra 30 o 40 anni? Fare delle previsioni a così lunga scadenza è difficile ma chi ha provato a fare due conti sostiene che renderanno una pensione integrativa di 100-120 euro al mese. Per avere una pensione integrativa di almeno 300 euro bisognerebbe versare al fondo 450 euro al mese. Può permetterselo quell' universo di precari che porta a casa uno stipendio mensile di 900 euro oppure quella massa di lavoratori con uno stipendio medio da 1300 euro? Forse no."
Scusi siora Gabanelli, ma... CHI ha provato fare quei due conti?
E che rendimento ha ipotizzato per fare quei due conti?
L' uno per cento? Il 3? Il 10? il 30? Il meno 5?
E' informazione corretta questa? Forse no. (E io di sicuro mi asterrò per un bel po' dal seguire una trasmissione così scadente)
P.S.
Excel ha una bella funzione, che si chiama valore futuro. Chi ha voglia provi a giocarci un pochino... tanto per capire cosa cosa comporti un punto percentuale in più in 20 o 30 anni.